Monday, March 29, 2010

Pensieri di uno scrittore italiano: (2c)

dott. Antonio Castaldo, sociologo e giornalista, Brusciano, Italia.

"A Passo Lento tra Arte, Storia e Memoria" (4)

(Continua da pagina: 3)

Andando verso il centro si passeggia sui nuovi marciapiedi in cubetti di porfido e passeggiata in pietra vulcanica. I varchi di accesso ai portoni ritornano al tradizionale basolato e alle volte di ingresso in piperno e si rimandano quasi a specchio con l’architettura dei vecchi palazzi costruiti con le pietre in tufo in un modulo ripetuto che dà un ritmo regolare allo sguardo ed al passo d’uomo.

L’incrocio, baricentro del tratto bruscianese, della Nazionale porta a monte verso Somma Vesuviana e a valle verso il centro storico con via Semmola, un casato qui presente ininterrottamente dalla fine del 1500 all’inizio del 1900. Di esso vanno ricordati esponenti che hanno dato lustro alla politica, alla medicina, alla farmacologia e all’impegno filantropico.

La novella “Piazza XI Settembre”, poco distante dal viandante, collega questa parte di mondo con le tragedie e le aspirazioni solidaristiche internazionali.Andando oltre, una simpatica rientranza ci accoglie con la ristrutturata “Piazzetta San Sebastiano”, un alberello di ulivo e la Chiesetta di San Sebastiano Martire. La cappella della famiglia nel 1866 divenne per donazione chiesa parrocchiale che ora ha sede presso il maestoso complesso di via De Ruggiero diretto da Don Giovanni Lo Sapio.

Superando la Casa comunale ci approssimiamo a quello che una volta era un favoloso luogo denominato “ ‘ncoppo ‘a mulara ”.

In passato, ove ora è tutto colmo e coperto da abitazioni mentre sulla sopraelevata strada ferrata passano i treni della Circumvesuviana, si scendeva nel gigantesco cratere prodotto dall’uomo con le antiche attività estrattive del piperno. Qui ci si inoltrava in un ambiente selvaggio con fauna spontanea e, al livello più basso, si giungeva ad una piscina d’acqua piovana che d’estate richiamava frotte di ragazzi che si avventuravano sul “Lido Lubiam”. L’insegna era suggerita dalla scritta su di un cartellone pubblicitario che incentivava i primi consumi, figli di un miracolo economico collocato altrove in Italia.

Ma la storia antica ci riporta a drammatici episodi come quello dell’uccisione, per mano dei briganti, del sindaco di Castelcisterna Francesco Calabrese, piperniere di 60 anni.

Ed eccoci, quindi, a Castelcisterna che ci accoglie con la bella pavimentazione in porfido dei marciapiedi che però scompaiono del tutto nella strozzatura prima della sede comunale. La chiesa parrocchiale che svetta maestosa sulla via Nazionale, corso Vittorio Emanuele, è un’abbazia la cui costruzione risale al 1766 e fu inaugurata nel 1775 e dedicata a San Nicola di Bari. Ma interessanti tracce portano addirittura ai monaci di Montevergine e a Guglielmo da Vercelli giunto in questa parte del mondo nel 1134, con il beneficio di una donazione da parte di Ruggiero II comprendente Castelcisterna.

Siamo ormai alle porte di Pomigliano D’Arco si incrociano le grandi vie di comunicazioni provinciali, statali, autostradali che servono al traffico cittadino, allo scambio delle merci, alle forniture dei grandi centri commerciali e delle industrie e allo smistamento dei loro prodotti. E proprio a quel mondo industriale si ispira la collocazione dell’Istituto Tecnico “Barsanti”.

Regina della storia industriale locale è l’Anonima Lombarda Fabbrica Automobili che, in liquidazione ne1 1915, passò nelle mani di Nicola Romeo, ingegnere napoletano. Dopo la Prima Guerra Mondiale divenne Alfa Romeo e nel 1938, sotto il controllo dell’I.R.I., venne costruita questa fabbrica a Pomigliano. Sempre qui nel 1967 nasceva la famigerata Alfasud che trasformò migliaia di muratori, artigiani e contadini in operai metalmeccanici. Nel 1986 tutto il gruppo Alfa Romeo passò alla FIAT. Il trentennale “Gruppo Operaio ‘E Zezi” il cui leader è Angelo De Falco ha cantato per anni la sofferta mutazione antropologica che ha accompagnato tale esperienza industriale. Oggi Pomigliano è una cittadina che con il suo tenore di vita, di cultura, di servizi pubblici e di movimenti culturali offre un esempio positivo per l’intera zona. Noi ci fermiamo qui, all’altezza della vecchia stazione Circumvesuviana, dove la Nazionale diventata via Mauro Leone prosegue come via Roma, verso Napoli. La camminata è terminata con qualche conoscenza in più rallentando il tempo e soffermandoci sulle cose, i ricordi, gli affetti, i pensieri e “scoprire, strada facendo, l’invisibile nelle cose incontrate”. Lo afferma Duccio Demetrio nella sua recente opera “Filosofia del camminare. Esercitazione di meditazione mediterranea” , edita da Cortina editore, che consigliamo di leggere. E riparlarne, poi, con gli amici durante una lunga passeggiata.

Antonio Castaldo
Gennaio 2006

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