"Il Cinquantennio dell’emigrazione Italiana in Germania. Ricordo di un Gastarbeiter “lavoratore ospite”.
Alla fine degli anni ’70, con la baldanza dei miei vent’anni, mi lanciai alla scoperta dell’Europa immettendomi nel circuito dell’emigrazione verso la Germania. Per un biennio ho vissuto la speciale condizione del popolo migrante nella multiculturalità di italiani, turchi, greci, jugoslavi, kurdi, pakistani ed altri ancora. Degli italiani ricordo i tantissimi siciliani e sardi, alcuni napoletani e rari settentrionali.
Ognuno di noi era Gastarbeiter, lavoratore ospite, nel panorama produttivo delle industrie, dei cantieri e dei servizi, datore di braccia e sudore che alimentava l’inarrestabile boom della Germania che, uscita distrutta dalla Seconda Guerra Mondiale, traduceva così la sua rivalsa con sicura rivincita nei termini di competitività sociale, economica e culturale con le altre ricche nazioni nella gara per il primato della società del benessere.
Le immagini indelebili della mia breve ma intensa esperienza migratoria sono, fra le tante altre, quelle del soggiorno a Wolfsburg, la città della Volkswagen sul Mittelland Kanal e dei festeggiamenti per il Cinquantesimo anniversario della fabbrica la cui prima pietra era stata posta il 26 maggio del 1938.
Nel 1934 Hitler e l’austriaco Ferdinand Porsche (1875-1951) si incontrarono per la prima volta. Il dittatore tedesco illustrò la necessità di una “macchina per il popolo” secondo precise condizioni. Ben presto il prototipo venne presentato con le prescritte caratteristiche: velocità di 100 km/h, consumo di 7 km con un litro di benzina, motore raffreddato ad aria, robustezza ed affidabilità, capacità di trasporto per 2 adulti e 3 bambini e, per l’evenienza militare, di 3 soldati e un mitra. Anche il costo di meno di 1000 Reichsmark, il guadagno di 5 mensilità di un operaio specializzato rispecchiava le richieste di Hitler.
Il successo fu immediato e superò anche la guerra fino a diventare un simbolo della rinascita economica tedesca insieme alla fabbrica più grande al mondo la Volkswagenwerk. L’attenzione della Disney, nel 1969, contribuì a farne un fenomeno di costume attraverso una produzione cinematografica.
La catena di montaggio sulla quale ho lavorato per poco più di un anno non produceva più il Maggiolino il cui montaggio era stato trasferito nella fabbrica in Messico, mentre la regina era diventata la Golf. Mi ricordo che mi affannavo dietro le carcasse colorate alternandomi con un turco mentre un ragazzo napoletano cantava “O’ sole mio” e gli operai tedeschi con l’orgoglio di partecipare ad una comune impresa nazionale senza distinzione di ruoli e responsabilità, mentre in me cresceva la nostalgia della famiglia e degli amici in Italia.
La produzione del Käfer, cessata nel 2003, ha fatto contare nelle vendite complessive il record di 22.000.000 di esemplari piazzati sul mercato mondiale. Questo dato è stato poi superato dal modello Golf.
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